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Chi ce l’ha più lunga?

gennaio 19, 2024

Il senso della misura, non tutti lo hanno, anche fra gli speleologi

Notizia riportata da La Scintilena: Il sistema dell’Alto Tejuelo raggiunge i 205 km e la seconda grotta in Europa.

Dove sia il sistema dell’Alto Tejuelo al momento è poco importante e potete avere le informazioni leggendo l’articolo su La Scintilena oppure visitare il sito web dedicato che ho trovato con i motori di ricerca: altodeltejuelo.com.

Quella di misurare le grotte è una delle attività che svolge normalmente uno speleologo. La mappatura dei nuovi territori è parte integrante della speleologia, anzi ne costituisce il fondamento, perché prima di spingere oltre qualunque studio di quelle terre non più incognite, bisogna averne una mappa.

Un ormai vecchissimo rilievo con poligonale 3D della Grotta Sara, senza i rami a nord del principale

Un effetto collaterale di questa attività à quello di calcolare dislivelli e sviluppi delle grotte. Il famoso “menomille” si calcola così: differenza di quota fra l’ingresso e il punto più basso raggiunto maggiore di mille metri. Gli speleologi in genere parlano di profondità intendendo proprio questo dislivello. Per questo motivo, quando la mappa include il collegamento fra due cavità poste a quote differenti, per miracolo la “profondità” varia d’improvviso anche se il punto alla quota più bassa raggiunto in quel monte rimane la stessa. Assurdo? È un convenzione.

Vi faccio notare che la profondità intesa come dislivello non è correlata alla distanza dalla superficie. Lo sarebbe in un pozzo perfettamente verticale in mezzo a una pianura, ma non per le grotte. Ad esempio, il sistema Viganti – Pre Oreak che si trova nelle Prealpi Giulie (Nimis, Friuli VG) ha un ingresso superiore a 534 m slmm e il punto più basso si trova a 280 m slmm, con una profondità intesa come dislivello pari a 254 m; tuttavia c’è un ingresso inferiore a quota 285 m slmm il che implica che una grossa porzione della parte “bassa” del sistema sia più vicina alla superficie rispetto a quella “intermedia”.

Lo stesso interesse lo abbiamo per lo sviluppo ed ho assistito a dibattiti accesissimi su cosa questo sia. Perché profondità = dislivello è accettato da tutti, ma definire lo sviluppo è tutta un’altra cosa! Quando ero agli inizi mi facevano scrivere sulle schede catastali quale fosse lo sviluppo planimetrico, ovvero quanto fosse lunga nel complesso la proiezione planimetrica della poligonale da topografia. Non vi sfuggirà il fatto che se una cavità ha un dislivello di 1000 metri ma tutto a salti verticali, lo sviluppo planimetrico potrebbe essere molto piccolo.

L’alternativa allo sviluppo planimetrico è quello spaziale, ovvero la lunghezza totale delle poligonali di rilievo. Questo fa sì che un pozzo di 100 m perfettamente verticale contribuisca per 100 m allo sviluppo spaziale, mentre nel caso di quello planimetrico il suo contributo sarebbe pari a 0.

Qua stiamo parlando ovviamente di aspetti tecnici, criteri geografici e scientifici per caratterizzare un insieme di cavità naturali. C’è però un altro aspetto: agli uomini piace fare a gara sulle lunghezze. Anche alle donne, non siate maliziosi. Chi lancia più lontano il disco, il martello o il giavellotto, chi scaglia più lontano il peso, chi salta più lontano o più in alto, chi si immerge più in profondità in apnea o con le bombole. Recente è la notizia del record di immersione in grotta (Xavier Meniscus stabilisce il nuovo straordinario record mondiale di immersione in grotta alla Font Estramar: -312,10 metri). Nel libro dei record della Guinness ci sono le cose più incredibili, compresa la salsiccia più lunga del mondo, la polenta più grande, il maiale più pesante e via dicendo. Noi umani abbiamo una fissazione con le misure. Ribadisco, non siate maliziosi, ma non sbagliereste per nulla, lo sapete.

Una cosa che un tempo non dicevamo mai era “la parte nota del sistema X è lunga TOT metri”. Si diceva semplicemente che la grotta aveva una certa lunghezza. Dopo un anno questa aumentava, ma nessuno obiettava che la parte di grotta esplorata nel frattempo c’era già da molte decine di migliaia di anni. Nella concezione antropocentrica, la grotta era quella vista dagli umani, il resto non esisteva. Si diceva che “abbiamo fatto una grotta nuova” e non che abbiamo esplorato una parte nuova di grotta. Ora le cose sono cambiate e molti precisano, correttamente, parlando della parte esplorata. Oltre tutto, l’evoluzione è stata anche legata a una maggiore diffusione delle conoscenze sui sistemi di cavità.

Quando ho iniziato a fare speleologia in Friuli Venezia Giulia parlavamo poco di “sistemi” riconosciuti come tali. La grotta era la grotta. Uno o due ingressi e dietro dei vuoti. In questo ci aveva influenzati la conoscenza di migliaia di grotte esplorate per tratti relativamente brevi. I sistemi erano noti, da tempo, ma si usava poco il termine. Ad esempio il sistema Viganti – Pre Oreak era stato intuito già più di un secolo fa (dall’immancabile De Gasperi), poi venne dimostrato che effettivamente uno speleosub coraggioso poteva passare da una grotta all’altra. Il sistema di cavità dedicato al Maestro (Carlo Finocchiaro) ad esempio si chiama ufficialmente “Complesso Carlo Finocchiaro” e non “sistema”. L’Abisso Gortani, che oggi è riconosciuto come parte di un sistema molto ampio di cavità in Canin, era considerato un grande abisso, ma a sé. Sono state le esplorazioni sempre più estese e spinte negli angoli più lontani dagli ingressi a permettere di capire che, in effetti, un certo numero di “abissi” della zona erano parte di un sistema riconoscibile. Al momento il Complesso del Col delle Erbe è noto per uno sviluppo planimetrico di 23279,8 m.

Ai più attenti non sarà sfuggito quel decimale. Il virgola otto (metri) parlando di una misura sopra i 23 chilometri. Chiunque si sia occupato di topografia o di statistica in modo professionale sa che quel virgola otto potrebbe essere un virgola due o addirittura potrebbe darsi che il totale della misura sia diverso. Immaginate un errore di misura pari al 0,1%. Fanno 23,2798 m. Vi rendete conto di quanto sia facile commettere errori pari al 0,1% anche rilevando con i moderni sistemi che integrano distanziometro laser con bussola ed ecclimetro digitali. Un tempo ci si accapigliava per il metro, oggi molti di noi hanno capito che 23279,8 e 23256,5 sono due misure alternative accettabili per la stessa cosa, insomma sono uguali! Nessuno dovrebbe piantare su una polemica per il metro, ma nemmeno per i dieci metri, quando parliamo di sistemi che sono noti per decine di chilometri, rilevati da persone diverse, con strumenti differenti e capacità individuali molto variabili.

La misurazione dei nuovi territori è qualcosa che ci interessa moltissimo e fa parte della speleologia, questa mania di stabilire chi ce l’abbia più lunga è umana, quindi insensata.


PS: par cui c’al è di marilenge furlane il titul “cui che le à plui lungje” al sune ancjemò plui malviziôs, no stait a crodi che no le vevi pensade!

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