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Granchio speleo al Bue Marino

ottobre 23, 2023

Rilancio la notizia diffusa da Videolina (tv locale sarda) nella giornata di ieri, con l’intervista a Fabio Stoch, uno dei migliori biospeleologi a livello mondiale, coinvolto nell’attività di studio e monitoraggio della Grotta del Bue Marino presso Dorgali (NU, Sardegna).

Vedi il video

Callinectes sapidus, il granchio nuotatore blu atlantico è una specie originaria del versante americano dell’Oceano Atlantico, giunto in Mediterraneo attraverso le acque di zavorra delle navi commerciali. Questi granchi, come molti altri crostacei, sono discreti nuotatori, ma rimangono una specie bentonica, ovvero legati alla vita sul fondo. Hanno tuttavia uno stadio larvale che è planctonico, ovvero vive nella colonna d’acqua, dove viene trasportato dalle correnti passivamente, finendo per colonizzare nuove aree. Queste larve tuttavia non rimangono nella colonna d’acqua abbastanza a lungo perché la Corrente Atlantica Settentrionale ce le recapiti sulle coste europee, quindi la specie è rimasta oltre oceano fino a quando le larve non sono state caricate dalle navi con l’acqua usata come zavorra e poi scaricata all’arrivo nel porto di destinazione.

Come dice nel video Fabio, la presenza della specie in Mediterraneo è ormai ben attestata, in particolare negli ambienti di transizione come le lagune e gli estuari, ma questa è la prima osservazione in grotta, fatta durante l’attività dell’organizzazione Phreatic a supporto del monitoraggio ambientale condotto dalla Società Speleologica Italiana nella Grotta del Bue Marino. L’osservazione del granchio blu a mezzo chilometro dal mare ha destato sia stupore che preoccupazione. Vediamo perché.

Stupore perché non si immaginava che questa specie esplorasse anche zone totalmente oscure. Per arrivare a 500 metri dall’accesso marino un animale così impiega un po’ di tempo, anche perché non vede nulla e non può seguire il percorso più breve. Si muove dunque in modo casuale o seguendo segnali chimici. Quali è da scoprire. Probabilmente tende a spostarsi lungo un gradiente da “acqua molto salata” ad “acqua poco salata” perché negli ambienti di transizione non ha molti nemici, ma di solito c’è molto cibo. Cosa che in grotta non c’è.

E qui passiamo alla preoccupazione, perché il granchio blu è un predatore eclettico. Noto per gli effetti della sua incursione negli allevamenti di molluschi, dove ha provocato ingenti danni economici, mangia più o meno tutto quello che trova, ammesso che sia abbastanza grande o non sia più corazzato di lui. Quest’ultima ipotesi è improbabile. In grotta cosa trova? Poco, ma questo è un aspetto del pericolo: se c’è poco, il granchio cercherà di sopravvivere predando più che può, il che può implicare abbastanza da portare a densità critica una popolazione di animali adattati alla vita ipogea, che in genere sono piuttosto indifesi e poco numerosi. Non prederà animali molto piccoli, a meno che non ci siano granchi molto giovani, ovvero di taglia tale da trovare interessante anche un copepode. Sappiamo se ci siano granchi molto piccoli? Da quando ho ascoltato, non se ne parla ancora. Di sicuro i subacquei hanno avvistato granchi grandi, che disdegneranno i copepodi, ma potrebbero fare strage di isopodi di grandi dimensioni, gasteropodi e altri animali di taglia accettabile e scarsa mobilità.

La grande sfortuna è che l’osservazione avviene in un momento in cui gli studi condotti da Stoch hanno aggiunto molto alla conoscenza della fauna ipogea del Bue Marino, ma probabilmente non si è visto ancora tutto e non c’è una stima delle numerosità degli organismi endemici di questo sistema carsico. In pratica, ci troviamo con un predatore eclettico, nuovo per gli abitanti del Bue Marino, che arriva in un momento in cui non siamo sicuri di poterci accorgere di tutti gli effetti della sua presenza. Questo implica necessariamente due cose:

  1. necessità di continuare e intensificare il monitoraggio biologico del sistema, includendo ogni ambiente accessibile all’uomo e potenzialmente connesso;
  2. necessità di mettere in atto azioni di contenimento, mentre si studia come questa specie entri in grotta, quando e in che numeri.

Per fortuna chi gestisce il monitoraggio ha un’esperienza molto grande, ma credo che tutti noi come speleologi e cittadini abbiamo il dovere di sostenere questo tipo di attività, sia mettendo a disposizione le nostre capacità individuali, sia appoggiando le iniziative necessarie presso gli i amministratori locali e i nostri referenti politici.

From → Sardegna, Studi

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