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Il Timavo che non conosciamo ancora
La grotta di Trebiciano, che quasi tutti noi chiamiamo amichevolmente Abisso, è il simbolo della speleologia mondiale. Probabilmente tutti sapete che fu qui, nella prima metà dell’800, che Anton Friedrich Lindner diresse le operazioni di scavo per raggiungere il corso sotterraneo del Timavo. Alcuni obiettano che Lindner non facesse speleologia ma cercasse “risorse”, resta il fatto che per imbarcarsi nell’onerosa opera di scavo che permise di allargare una serie di vuoti fino a raggiungere il fiume sotterraneo, era necessario avere le idee molto chiare su come sia fatto un sistema carsico e quello del Carso in particolare. Bisogna essere speleologi, intendendo con questo termine quelli che studiano i vuoti creati dall’acqua dentro i monti.
Durante l’ultima campagna estiva gli speleo subacquei hanno percorso un tratto di Timavo mai visto prima da umani e sono emersi in una nuova grande caverna, aggiungendo un altro tassello alla nostra conoscenza del Carso e confermando il modello che è stato ipotizzato nel corso degli anni da molti di coloro che lo hanno studiato. (puoi leggere qui un articolo su La Scintilena)
La buona notizia, a parte quella dell’esplorazione di nuovi spazi, è che c’è sicuramente un’enorme quantità di altri spazi da esplorare. Sappiamo da tempo che il torrente Reka si inabissa presso San Canziano / Skocijan e riemerge a San Giovanni di Duino col nome di Timavo. Abbiamo raggiunto alcune parti del suo corso sotterraneo attraverso “abissi”, che altro non sono che una serie di pozzi connessi con caverne poste lungo il suo percorso. Abbiamo ipotizzato che l’intero percorso sotterraneo del fiume sia costellato di ambienti del genere, perché sappiamo che si formano molto spesso nella zona di confine fra quella freatica e la vadosa. Sappiamo che sopra all’attuale zona di transizione si trovano una miriade di “pozzi” o “camini” che dir si voglia, fra cui alcune migliaia con sbocco all’esterno e accessibili all’uomo, pochi percorribili dalla superficie fino al livello di base delle acque. Sappiamo anche che il Carso non è sempre stato così, che il livello del mare non è sempre stato questo, che i movimenti tettonici degli ultimi milioni di anni non sono trascurabili e l’effetto del carsismo sulla parte superficiale ha assai probabilmente fatto scomparire la parte più “alta” del sistema.
Sappiamo abbastanza per avere capito che sappiamo poco e abbiamo visto pochissimo. Dentro il Carso c’è un sistema enorme, su cui ci siamo appena affacciati in quasi due secoli di speleologia. Per chi ama l’esplorazione è un’eccellente notizia: avremo da fare per altri secoli!