Evoluzione
Quest’anno non sono andato al raduno speleo, quello di Finale Ligure, per problemi personali e non certo per scelta. Però ho avuto modo, nei giorni di invidia per chi c’era, fare delle riflessioni sui raduni.
Man mano che arrivavano le foto su Facebook la mia invidia diminuiva e mi sono chiesto perché. Evidentemente per l’immagine che il raduno stava dando attraverso questo strumento, che privilegia un certo tipo di comunicazione e di argomenti.
Diciamolo: su FB le cose serie non hanno spazio, non è possibile che lo abbiano; una cosa seria va illustrata con più di tre righe di scritto alterato da un correttore ortografico. Altra cosa determinante è il modo prevalente di comunicare su FB: immagini. Facebook è centrato sull’immagine e non sulla parola scritta. Tant’è che nel creare un qualunque post che si colleghi a un altro post come questo, è essenziale che le prime due righe facciano capire di cosa si parlerà, così che qualcuno clicchi sul link. In caso contrario, il 99% degli utenti tirerà dritto. E ci devi mettere un’immagine, altrimenti tira dritto il 99,9%.
Torniamo ai miei giorni di invidia calante. Quello che stavo vedendo, al netto delle considerazioni sullo strumento che ho fatto poc’anzi, era l’eco di una festa, forse più vicina a un rave party annacquato.
A me piace il casino, mi piace molto buttarmi nel casino una o due volte all’anno, farlo per scelta soprattutto. Una cosa di cui soffro vivendo a Udine è che il casino non c’è. Per trovare un assembramento pubblico di più di 20 persone dovrei andare a una partita di calcio, spettacolo che non mi piace. Quindi l’idea di buttarmi in una specie di rave annacquato una volta all’anno non mi dispiace, in linea teorica.
Negli ultimi cinque anni mi sono reso conto però che in verità il raduno così non mi soddisfa. Mi annoio terribilmente. Tutto è iniziato quando ero appena diventato Consigliere della SSI, ma imputavo la cosa al fatto che c’erano degli obblighi istituzionali, fra cui dialogare con i Soci che ti trovavano in giro per lo SpeleoBar e parlare di questioni legate all’associazione. Dopo un giorno una vera noia. Dopo due, ma va a quel paese io me ne torno a casa!
Il fatto è che in verità col passare del tempo ho seguito sempre meno conferenze, proiezioni e convegni. Per non dire che ogni passaggio alle mostre è sempre più rapido e sempre meno attento. E questo è il terribile difetto di uno spostamento di attenzione dalla parola alla rete. Arrivi al raduno che non c’è novità, sai già tutto. Tizio ha scoperto un nuovo ramo lungo 2 chilometri a meno mille nel complesso di Monte Frullato e sta puntando dritto verso la risorgenza di Buca Bagnata. Lo sai 24 dopo che la punta è uscita. Lo sai prima che stendano il rilievo! Vai al raduno e ti mostrano le foto che hanno già postato su Facebook, il filmato che hanno già pubblicato su YouTube. Ti dicono quello che hanno già scritto su SpeleoIt e La Scintilena.
Giù a Lettomanoppello sono andato alla presentazione della spedizione sarda nel complesso della Codula Illune, quella famosa della “congiunzione”. Sapevo già tutto. Lo sapevo da un minuto dopo che erano usciti, perché in qualche modo da Teletottes la notizia era partita e via Whatsapp era arrivata a tutta la Sardegna, compresi emigranti e coniugi degli emigranti. Quindi ero lì più che altro perché c’è amicizia con molti di quelli che hanno partecipato all’esplorazione. La suspance, la novità, l’elettricità che c’è nell’aria quando il fatto è ormai passato ma la notizia è fresca, non ci potevano essere.
Diciamo che la possibilità di pubblicare tutto e subito in rete ha un po’ rovinato le soprese e la festa. Ma è parte della nostra civiltà e non ci staremo a discutere ora. Torniamo al raduno.
Quello che mi ha soddisfatto di più negli ultimi anni è stato SpeleoNarnia. E mi sono chiesto il perché. Il perché è stato, secondo me e a due anni di distanza, lo SpeleoBar diffuso in strada.
La cosa strepitosa dello SpeleoBar la prima volta che lo vidi era stata la possibilità di sedermi a un tavolo e chiacchierare di speleologia, con gente che vedevo per la prima volta, o rivedevo dopo tanto tempo. Col passare degli anni l’offerta dello SpeleoBar si è ampliata in termini di stand gastronomici, ma è mutato anche il modo di gestire le cose, per cui si è lentamente trasformato in qualcosa di molto più caotico del “tendone da sagra per famiglie” degli inizi. Il risultato è che c’è molta più confusione, si è continuamente costretti a buttarsi a pogare nella folla per raggiungere gli arrosticini (siano sempre benedetti!). Poi si finisce di mangiare, sale il livello alcolico e inizia l’evoluzione verso il rave party annacquato. Semplicemente perché, grazie a Dio, in speleo ci sono sempre dei giovani e i giovani anni post 2000 si divertono in modo diverso da noi di mezza età.
Insomma, a me sinceramente di stare nel casino, musica a palla, gente con strane parrucche colorate, sbronzi marci che si dipingono la faccia, oh non me ne frega più niente a 46 anni. Per mezz’ora guardo divertito e mi compiaccio della vitalità che hanno, poi inizio a rompermi e me ne vado a dormire, o mi anestetizzo a suon di mirto. Che è sempre una buona soluzione.
A Narni il fatto di essere in strada ha avuto un effetto che è stato un po’ come quello della grafite in un reattore nucleare. Se non riesci a mettere la massa critica tutta insieme in un posto, non parte la reazione. Quindi sono riuscito a sedermi, lontano da musiche e altra roba rumorosissima, stand gastronomici da un lato e strada dall’altro, tranquillo ma in mezzo a tanta gnete. Tant’è vero che in quell’occasione c’era anche mia madre, mai stata prima a un raduno, e si è trovata benissimo alla faccia dei suoi 79 anni dell’epoca, mentre papà scompariva regolarmente, da vecchio esperto di SpeleoBar, e ricompariva ogni tanto mangiando qualcosa o con un mazzo di arrosticini. Intanto io chiacchieravo di grotte e storie varie con chi c’era e me la sono passata molto bene.
Un altro espediente analogo, che aveva funzionato, fu quello di Casola nel 2013. Anche lì non c’era Lo SpeleoBar concentrato e la massa critica. C’era si casino, ma diluito, sotto soglia diciamo. Si riusciva a godersela e parlare. Certo lo dico da uomo di mezza età che in quell’occasione si divertì molto poco, perché ero troppo preso a parlare di questioni di associazione, ma la formula che all’inizio non mi piaceva, a posteriori era buona. Non mi piaceva perché pensavo che con uno SpeleoBar diviso “non ci si incontra”. Abbiamo sperimentato che non è vero. Anzi, è più facile vedersi se si gira fra 3 nuclei di stand che nella bolgia del tendone unico dove si ammassano tutti e fermarsi è impossibile.
Beh, probabilmente non organizzerò mai un raduno, ma delle pensate su come sarebbe bene organizzarlo le posso fare lo stesso. Anche se onestamente non credo sia possibile risolvere il problema del “si sa già tutto dal web”.
Non posso che sottoscriverti, avendo passato 5 sere allo stand del mio gruppo. Parlare, con il volume a cui era diffusa la musica, era praticamente impossibile.
Mi sta bene il concerto, ma prima e dopo vorrei anche scambiare due parole con un po’ di tranquillità.
Sono passati quasi vent’anni dal mio ultimo raduno e devo dire che mi sono sentito molto meno coinvolto e interessato. Sarà l’età, ma non ne sono totalmente convinto…